Ormai sembra più di un’impressione: scegliendo Clarence Seedorf come nuovo allenatore, il Milan non ha individuato soltanto un avventuroso profilo professionale, ma anche un fedele portavoce di quella filosofia aziendale che fa capo al presidente Silvio Berlusconi, ovvero uno degli uomini più ricchi e più controversi d’Italia.
Non è un mistero, infatti, che il campione olandese originario del Suriname, anche quando era semplicemente un calciatore rossonero, si fosse distinto per la adesione alle posizioni anche extra-sportive del suo datore di lavoro. Nessuna meraviglia perciò che Berlusconi – una volta maturata l’idea di dare vita a una nuova scommessa per la panchina del Milan sulla scia di quelle fatte (e vinte) con Arrigo Sacchi e Fabio Capello – abbia pensato proprio a Seedorf per questo ruolo non facile.
A 38 anni ancora da compiere, l’ex trequartista di Ajax, Sampdoria, Real Madrid, Inter, Milan, Botafogo e della Nazionale olandese, Seedorf ha smesso solo da pochi giorni di fare il calciatore – carriera in cui ha vinto tanto e bene – eppure ha già cominciato a guidare una delle più importanti squadre del mondo. Tutto questo non poteva accadere se non ci fosse un solido feeling con il vero “deus ex machina” del Milan, Berlusconi, l’unico in grado di far convivere – per il momento – due amministratori delegati tanto diversi come Adriano Galliani (la storia) e sua figlia Barbara (il futuro).
D’altronde, nel recente passato sono state molte le occasioni in cui Seedorf si è esposto a favore del proprio presidente, ma una delle più efficaci è avvenuta nel 2011, presso l’ambasciata olandese di Roma, quando il campione fu nominato Cavaliere dell’Ordine di Orange-Nassau. Già in quel periodo Berlusconi gli aveva predetto: “Un giorno allenerai il Milan” e così Seedorf non si tirò indietro nello spiegare la sua visione dell’imprenditore divenuto il leader politico italiano più conosciuto. “Berlusconi è un grandissimo uomo. Uno che ha fatto tantissimo nella sua vita. E il bello del nostro rapporto è che non è politico. È una persona che parla col cuore e con grande intelligenza. Un’intelligenza che ha usato bene per il Milan ma anche per l’Italia come imprenditore. Non ho parole negative sul mio presidente. E tante cose poco belle che si leggono e si dicono su di lui non sono vere”.
Insomma, una difesa in piena regola che, supponiamo, neppure le diverse inchieste della magistratura – concluse con alcune condanne in sede penale e relativa estromissione dal Senato – abbiano potuto intaccare nella sua filosofia di fondo.
Prestissimo, però, vedremo se la sua abilità “difensiva” sarà trasportabile in un Milan in piena crisi di gioco e di risultati, che proprio nella retroguardia ha il suo punto debole.
Ma le doti di Seedorf dovranno dispiegarsi su vari fronti, non escluso quello politico-societario. E’ noto infatti che Berlusconi avrebbe voluto l’olandese alla guida dei rossoneri già la scorsa estate, tant’è che Massimiliano Allegri – l’allenatore da poco esonerato – aveva già un accordo con la Roma di James Pallotta. A ricucire lo strappo tra il tecnico livornese e il presidente fu l’abilità diplomatica di Galliani, legato ad Allegri così tanto da rimanere quasi travolto quando le deludenti prestazioni hanno portato alla ribalta la giovane Barbara Berlusconi, figlia del presidente. La storia è conosciuta: la nuova lady rossonera ebbe parole ruvide per la gestione del club, il vecchio amministratore delegato annunciò subito il suo addio e solo l’intervento diretto di Re Silvio riuscì a evitare una frattura grazie allo sdoppiamento del ruolo di a.d.: Galliani per la parte sportiva e Berlusconi Junior per quella commerciale.
Tutto chiaro? Non proprio, visto che dopo la rocambolesca sconfitta col Sassuolo costata la panchina ad Allegri, a parlare del gioco e dei risultati non è stato Galliani ma proprio Barbara, che si dice volesse per la successione un altro fresco ex calciatore, Pippo Inzaghi, ora allenatore della Primavera del Milan.
Insomma, tra Allegri (legato a Galliani) e Inzaghi (ben voluto da Barbara B.), a sparigliare i giochi ed a decidere tutto stavolta ci ha pensato in prima persona il capo, Re Silvio, imponendo il candidato che sognava da tanto tempo: Seedorf. Starà all’olandese, perciò, sapersi muovere tra scogli dirigenziali così taglienti, soprattutto se i primi risultati non lo aiuteranno, nonostante i gossip raccontino come, a dispetto della tregua apparente, a fine stagione Galliani probabilmente se ne andrà.
Ma questa è un’altra storia, ancora tutta da scrivere. A Seedorf invece tocca occuparsi del presente e far tornare il club rossonero ai fasti che hanno contraddistinto l’ultimo quarto di secolo. Se riuscirà bene, a quel punto nell’universo berlusconiano nulla sarà impossibile a Seedorf. Anzi, vista l’immaginazione di Re Silvio, chissà che un giorno anche “Forza Italia”, il suo partito politico, non abbia bisogno della sua fantasia e del suo tocco morbido.
Massimo Cecchini is a football writer for La Gazzetta dello Sport