Un passo avanti, e adesso il burrone è proprio davanti a noi, basta solo che si voglia vederlo. Nel lento cammino che avvicina sempre di più la violenza del calcio italiano a quella del Sudamerica, il 3 maggio 2014 è stata una data che non dimenticheremo. Dopo i feriti per risse e coltelli, adesso si è arrivati anche alle pistole. Una infatti ha sparato prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina dopo un agguato da parte di ultrà della Roma a quelli del Napoli. Il ragazzo ferito, Ciro Esposito, mentre scriviamo è ancora in pericolo di vita.
Tra l’altro, tutto il caos che è seguito all’evento è andato praticamente in mondovisione, perché l’inizio della partita è stato di fatto bloccato dagli ultrà del Napoli che volevano avere le certezze che il tifoso non fosse morto. Insomma, solo l’intervento di Marek Hamsik, capitano del Napoli, ha potuto far sì che il match avesse inizio, mentre il premier Matteo Renzi e il presidente del Senato, Pietro Grasso, assistevano impietriti alla scena di un Olimpico di fatto bloccato dalla volontà degli ultrà. Non basta. Prima che finalmente la partita avesse inizio, persino l’inno nazionale è stato fischiato da migliaia di tifosi. Insomma, una vera disfatta mediatica dell’intero sistema italiano.
Nessuna sorpresa, perciò, che nei giorni successivi la risposta di Angelino Alfano, ministro dell’Interno, sia stata dura. Ad onor del vero, però, tante indignazioni “del giorno dopo” non sono una novità per la nostra politica spesso troppo debole contro la violenza nel calcio. Al momento la linea dura è stata esplicitata in questi termini: espulsione a vita dagli stadi per chiunque commetta reati riconducibili a una partita di calcio. “Dobbiamo mettere fuori dallo sport quelle poche mele marce che inquinano una grande passione popolare”, ha detto Alfano.
Proposta realizzabile? Non è detto. Proprio nel periodo storico in cui le legislazioni degli stati più progressisti mettono in discussione persino la legittimità della condanna all’ergastolo perché contraria allo spirito di una pena che abbia un fine rieducativo, l’espulsione perpetua dagli stadi per un reato che ha una condanna “a termine” potrebbe presentare aspetti contrari alla carta costituzionale italiana. Più probabile una nuova mossa, in discussione la prossima settimana: partite vietate per gruppi di violenti. Cioè, se uno è nel gruppo di coloro che commettono un reato da stadio, anche a lui sarà impedito di andare allo stadio, anche se non è stata accertata la sua partecipazione al reato. E per i responsabili dei gruppi, la pena potrebbe essere raddoppiata.
In attesa che la politica partorisca un corpus legislativo organico e inattaccabile, che preveda la certezza della pena e che non concepisca lo stadio come zona franca in tutti i sensi (nel bene e nel male), molto più probabile che nella prossima stagione si vada verso azioni meno eclatanti ma più concrete, anche se in controtendenza rispetto a tanti campionati europei. Le partite a rischio infatti – anche se si tratterà di match di primo livello – potrebbero non essere più fissate in orari serali, e questo per agevolare il lavoro di prevenzione e repressione da parte delle forze dell’odine. Intendiamoci, il Ministero dell’Interno non vuole parlare di una sorta di “black list” per non dare l’impressione di non poter gestire il territorio, ma l’esito finale potrebbe essere quello. La città più a rischio è Roma, ma è chiaro che – nonostante l’allarme rosso che, ad esempio, i possibili match contro squadre inglesi susciteranno – la Uefa non accetterà mai di anticipare le sue partite. Discorso diverso, invece, per la Serie A, ovviamente sottoposta alla legislazione in vigore.
Insomma, non aspettiamoci più Roma-Juventus o Roma-Napoli in orari di massimo ascolto serale, anche se è superfluo sottolineare come le televisioni schiumeranno di rabbia e attiveranno in fretta un’attività di pressione assai significativa. Ma se dal Parlamento non arriverà un segnale forte e concreto, è difficile immaginare che si possa continuare nell’inerzia attuale. Quindi vada per le partite alla luce del sole e non sotto la luna. D’altronde, per un calcio che ha goduto per troppo tempo di assurda impunità, non è neppure un prezzo troppo alto da pagare.
Massimo Cecchini is a football writer for La Gazzetta dello Sport
Italians take a shot at hooliganism
One step forward, but the gap that has opened in front of Italian football is enormous. The slow path to bring change has only brought more and more violence, similar to what has been seen in South America. May 3, 2014 is a date that Italian football will not forget. As the wounded in fights between fans were treated for knife wounds, the fight turned to guns. Specifically a shot fired before the Italian Cup final between Napoli and Fiorentina after an ambush by the Ultras of Rome who attacked the Ultras of Naples. The injured boy, Ciro Esposito, while I write this column, is still fighting for his life.
The chaos that followed the shooting brought the event and the media to a standstill, with the match being prevented from starting by Napoli ultras who demanded proof that the young fan had not died. Only after the intervention of Marek Hamsik, Napoli’s captain, was the match able to kick off, while throughout the whole proceedings prime minister Matteo Renzi and the president of the Senate, Pietro Grasso, watched transfixed and powerless as the ultras effectively blocked the Olympic Stadium spectacle. If that wasn’t enough, before the match finally began, even the national anthem was booed by thousands of fans. In short, a real defeat of the entire system broadcast in full by the Italian media.
No surprise, therefore, that in the days following the match the response of Angelino Alfano, the Minister of the Interior, has been tough. To be fair, though, this ‘morning after’-style indignation is not new to Italian politicians who are often too weak in the face of violence in football. At the moment the hardest line adopted by the politicians is to demand the expulsion for life from stadiums for anyone who commits an offence relating to a football game . “We have to get rid of the bad apples from our sport who pollute a great popular passion,” said Alfano.
Is the proposal achievable? It is not clear. Historically Italian law would find this ruling a challenge, perhaps even unenforceable, as the prospect of a life sentence runs contrary to the spirit of sentencing that has a rehabilitative purpose – the expulsion without have a ‘term’ may be in contradiction to the Italian constitution. It is more likely that there will be a new proposal – in discussion for release next week – that sees violent groups banned from games. If an individual is a member of a group that commits an offense in the stadium, he too will be prevented from going to the match, although it has not been confirmed whether membership of the group is enough to ban the individual or whether he has to be a participant in the offense. And for the leaders of these groups, the penalty could be doubled.
Now the policy must give birth to a legislative function that is robust and provides the certainty of punishment, and that does not treat the stadium as some kind of free zone (for better or worse) where crowd are unregulated. It is likely that next season we will see a less spectacular crowd atmosphere but a safer environment for fans.
To contain the risk of violence – even for matches in the top league – matches may no longer be scheduled for kick off in the evenings, in order to make the work of the authorities easier in keeping them safe. That said, the Interior Ministry does not want to talk about the possible creation a kind of ‘black list’ of matches as it wants to avoid giving the impression of not being able to manage the country. But the final outcome might well be the inevitable need to create such a list.
The city most at risk is Rome, but it is clear that – despite the alarm bells, for example, that a possible match against English teams will set off – UEFA will never accept to change the start times of these matches. But for Serie A, of course, it is different – subject to the legislation in force.
In short, do not expect more Roma vs Juventus or Roma vs Napoli matches to be played at peak TV viewing times in the evening, even if it is obvious to point out the importance of these games to television and revenue. It is hard to imagine that we can continue with the current legislative inertia and the Italian Parliament needs to come up with a strong and concrete approach to the issues.
Then we shall go to the games in the light of the sun rather than under the shadow of the moon . It is absurd for this football culture to have enjoyed such impunity for so long. The changes proposed are not too high a price to pay to bring about change.
Massimo Cecchini is a football writer for La Gazzetta dello Sport