Ennio Flaiano, uno dei più famosi sceneggiatori del cinema italiano (basti pensare la collaborazione al capolavoro di Federico Fellini, “La dolce vita”), parlando dell’Italia amava recitare questa battuta: “La situazione è grave, ma non seria”. Ecco, la si potrebbe riproporre senza problemi nel descrivere il momento del calcio italiano, che sta attraversando una nuova crisi istituzionale.
Tutto ruota attorno alla figura di Claudio Lotito, presidente della Lazio e (soprattutto) braccio operativo della Lega di Serie A all’interno della Federcalcio, vista la delega assegnatagli alle riforme dal presidente Tavecchio, di cui è stato in estate uno dei maggiori sponsor. In questi mesi per il suo interventismo di lui è stato detto di tutto: l’espressione più benevola è stata “uomo forte” del football italiano. Il suo interventismo non è mai stato gradito a Juventus e Roma in particular modo, visto che il Lega rappresentano la rumorosa opposizione.
Ma il caos era dietro l’angolo. Tenendo conto che Lotito è anche proprietario di una società di Lega Pro, la Salernitana, e questa Lega è totalmente spaccata fra coloro che vogliono mandare via il presidente Macalli (fedelissimo di Tavecchio) e oppositori, succede che il (discusso) presidente di un piccolo club come l’Ischia, Pino Iodice, decide di telefonare a Lotito e registrarlo a sua insaputa, consegnando poi l’audio a un quotidiano. Succede un putiferio, perché l’assai loquace numero uno della Lazio fa capire che se salissero in Serie A piccoli club come Carpi (attualmente primo in Serie B), Frosinone o Latina sarebbe un rovina per la vendita dei diritti tv, e aggiungendo commenti assai poco eleganti nei confronti di Beretta e Abodi, rispettivamente presidenti della Lega di Serie A e B.
Vi aspettereste un putiferio? Sì, ma avviene fino ad un certo punto. Con la solita eccezione di Juve e Roma quasi tutti i club di Serie A non si indignano per le parole di Lotito (anzi, molti giudicano scandalosa la registrazione non autorizzata e poi diffusa) , finché non è la pressione popolare e lo stesso club bianconero a chiedere al governo e al Coni di intervenire. E questo accade. Il ministro Delrio, braccio destro del premier Renzi, e il presidente del Comitato Olimpico, Malagò, operano una sorta di “moral suasion” sul presidente Tavecchio affinché tolga la delega federale alle riforme a Lotito. Dopo un paio di giorni di stallo accade questo ma non solo, perché Macalli – vicino a Tavecchio e Lotito – vince per ora il suo braccio di ferro contro gli oppositori, mentre la Lega di Serie A sembra non voler rinunciare – al di là della carica formale – a farsi rappresentare in Federcalcio dallo “scandaloso” Lotito, che tra l’altro corre anche il rischio di un procedimento da parte della Procura Federale. Impressioni? Una brutta figura per molti e la sensazione di una battaglia appena cominciata. Per fare fuori politicamente il presidente della Lazio occorrerà ben altro.
Massimo Cecchini is a senior football writer for La Gazzetta dello Sport
The betrayal of Lotito
Ennio Flaiano, one of the most famous writers in Italian cinema (just remember his
collaboration on Federico Fellini’s masterpiece, ‘The sweet life’), talking about Italy loved to say: “The situation is serious, but not serious.” This quote, meaning the situation is the same as it was before, could equally be used to describe the current situation in Italian football, which is going through a new institutional crisis.
Everything revolves around the figure of Claudio Lotito, Lazio president and (more importantly) in charge of the committee within Serie A assigned to examine the reform proposals of President Tavecchio, of whom he was a major sponsor in the summer. In recent months he has been called every name under the sun for his interventionist approach to Italian football: the most benevolent expression was being called the “strong man” of Italian football. But his interventionism has never been acceptable to Juventus and Roma in particular, as the League are the noisy opposition to the reform.
But chaos was just around the corner. Taking into account that Lotito is also the owner of a team in the Pro League, Salernitana, and this league is evenly split between those who want to remove its president Macalli (loyalist to Tavecchio) and his opponents, the (disputed) president of the small club Ischia, Pino Iodice, decided to call Lotito and record the conversation, without his knowledge, and then delivered the audio to a newspaper.
It caused pandemonium, because Lazio’s big talker said that if they were climb up to Serie A, a small club like Carpi (currently first in Serie B), Frosinone or Latin would be a disaster for the TV rights sale. He further added some ‘inelegant’ and disparaging comments on Beretta and Abodi, the respective presidents of the League of Serie A and B.
Would you have expected a row to follow? Yes, but only up to a certain point. With the usual exceptions of Juve and Roma, almost every Serie A club was not outraged by Lotito’s words (indeed, many consider it more scandalous that an unauthorised recording was made and then released). After pressure from Juventus, the government and the Olympic authority CONI were asked intervene.
Minister Delrio, the right arm of the premier Renzi, and the president of the Olympic Committee, operated a sort of “moral persuasion” on President Tavecchio to remove Lotito from the head of the reform process. After a couple of days of deadlock but this happens, not only because Macalli – an ally of Tavecchio and Lotito – wins, for now, his standoff against opponents, but also becuase the A League does not want to be represented at the Football Association by the “scandalous” Lotito, who also runs the risk of proceedings by the Federal Prosecutor’s Office.
Impressions? A poor showing for many but there is the feeling that this is a battle just begun. To win politically the Lazio president will need to find something else to fight back with.
Massimo Cecchini is a senior football writer for La Gazzetta dello Sport