Il calcio italiano ha un presidente federale e un commissario tecnico. Voi direte: che cosa c’è di strano? Nulla, eppure tanto. Dopo il progressivo affondamento del movimento che ruota attorno al pallone – materializzatosi nei fallimenti degli ultimi due Mondiali, nel progressivo affondamento nei ranking Fifa e Uefa e nella violenza che la fa da padrone – l’11 agosto l’assemblea federale ha eletto il nuovo presidente della Figc. Come ampiamente previsto, il “nuovo che avanza” è rappresentato da Carlo Tavecchio, 71 anni, da 15 numero uno della Lega Dilettanti e da 7 vicepresidente federale, con nel curriculum anche qualche piccolo problema con la giustizia brillantemente risolto.
Probabilmente, nessun presidente della Figc ha avuto una campagna dei media così negativa come quella del povero Tavecchio. D’altronde, oltre a non suscitare grosse aspettative di rinnovamento, il nuovo numero uno di Via Allegri è inciampato in una gaffe a sfondo di discriminazione razziale (argomento: un immaginario calciatore africano Optì Pogba che prima di venire in Italia “mangiava banane”) che ha fatto tremare tutto il mondo del calcio tranne la stragrande maggioranza di coloro che contano davvero, cioè i comandanti dei club di Serie A (eccezione fatta per Juve, Roma, Fiorentina e Sassuolo), Serie B, Lega Pro e Lega Dilettanti. E così l’elezione fino al 2016 – orchestrata dai kingmakers Lotito (Lazio) e Galliani (Milan) – è stata ottenuta con quasi il 64% dei consensi, benedetti da applausi e lacrime.
Tutto risolto? Non proprio, visto che Giovanni Malagò, presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni), teme che Tavecchio non possa operare troppo rinnovamento perché impegnato a pagare “cambiali” ai suoi Grandi Elettori, e Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori (Aic), chiede addirittura un deferimento del numero uno della Figc per “espressioni razziste”.
Ma intanto, dopo oltre un mese e mezzo di stallo, Tavecchio si è dovuto muovere un fretta sul fronte della scelta del nuovo allenatore della Nazionale. Così, il 14 agosto, è stato trovato un accordo con Antonio Conte, allenatore della Juventus fino alle improvvise dimissioni del luglio scorso. Dal punto di vista professionale, nulla da dire, visto che Conte viene da una striscia di tre scudetti consecutivi più due Supercoppe italiane e, da calciatore, in carriera ha vinto 19 trofei in bianconero. La cosa particolare, però, è che il suo ingaggio – pari a circa 3,7 milioni di euro netti – sarà pagato – una parte dalla Figc (1,7) e un’altra – la più grande- dalla Puma, sponsor tecnico della Nazionale (circa 2 milioni), facendo già a dire molti come il commissario tecnico a questo punto sia più un “dipendente” della Puma che della Federcalcio. Non solo. Tutto ciò fa aleggiare su di lui anche l’ombra del conflitto d’interessi. I maligni infatti si chiedono: e se le scelte fossero orientate anche dallo sponsor, che amerebbe privilegiare più i propri testimonial che quelli delle aziende concorrenti? Fantacalcio, rispondono quasi tutti in coro. Ma il germe del sospetto è già stato inoculato nel corpo malato del calcio italiano. E vedrete che i sintomi di nuove malattie si manifesteranno presto.
Massimo Cecchini is a football writer for La Gazzetta dello Sport
Massimo Cecchini: ‘Diversity’ Italian-style
Italian football has a new president, and a coach. You may ask, so what’s wrong? Nothing, and yet so much. After the sinking of the progressive movement of play that revolves around the ball – evidenced by the failures of the last two World Cups, the gradual drop down the FIFA and UEFA rankings, and the violence that has taken over the game – on August 11, the Federal Assembly elected a new president of the FIGC. As widely expected, the “new advance” is represented by Carlo Tavecchio, 71. Tavecchio spent 15 years as the head of the Amateur League and seven years as a Vice President of the national federation. Also appearing in his curriculum vitae are some minor problems with the law brilliantly resolved
Probably no FIGC president has had such a negative media campaign as that of the poor Tavecchio. Moreover, so as not arouse great expectations of change, the new number one in Via Allegri had stumbled into a gaffe with the backdrop of racial discrimination (argument: an imaginary African footballer Opti Pogba that before coming to Italy was “eating bananas”). His comments shook the whole world of football except the vast majority of those that really matter in Italy, the commanders of the Serie A clubs (excepting for Juve, Roma, Fiorentina and Sassuolo), Serie B, Lega Pro and theAmateur League. And so the election of president who will hold office until 2016 – orchestrated by the kingmakers Lotito (Lazio) and Galliani (Milan) – was obtained with nearly 64% of the vote, and blessed by applause and tears.
All resolved? Not really, since John Malagò, president of the Italian National Olympic Committee (CONI), feared that Tavecchio’s proposed changes can not operate because he will be too busy paying “bills of exchange” to his Electors. And Damiano Tommasi, president of the Italian Footballers (AIC), has even asked for an investigation by members of the FIGC for “expressions of racism.”
But in the meantime, after more than a month and a half of inaction, Tavecchio had to move quickly on to the front foot with the choice of a new national team coach. Thus, on August 14, an agreement was made with Antonio Conte, Juventus coach until his sudden resignation last July. From the professional point of view, there is nothing negative to say, given that Conte was on a streak of three consecutive league titles and two Italian Super Cups and, as a player, won 19 trophies in his career at Juventus. The peculiar thing, though, is that his salary – approximately €3.7 million net – will be paid in part by the FIGC (€1.7 million), and the remaining larger balance (of about €2 million) by Puma, sponsors of the national team. Already there is much comment as to whether the head coach at this point is more a “dependent” of Puma than the Football Association. Not only that. But hovering over him is the shadow of conflict of interest. The malicious indeed wonder: What if the choices were also driven by the sponsor, who would like privilege for their testimonial more than those of competitors? Fantasy theories are being sung by almost everyone in the choir. But the seed of suspicion has now been sewn into the diseased body of Italian football. And you will see that the symptoms of the new diseases will soon start to emerge.
Massimo Cecchini is a football writer for La Gazzetta dello Sport